CRONACA E MEMORIE DA UN VIAGGIO PER MOLTI SENZA RITORNO
(di Michele Baccinelli)
(ANSA) - ROMA, 3 ago - MATTEO DE SANTIS, OMBRE NEL GHIACCIO (EDIZIONI CHILLEMI, 352 pp, 24 euro)
http://www.ansa.it/web/notizie/unlibroalgiorno/news/2011/08/03/visualizza_new.html_759171440.html
Ombre nel ghiaccio. In questo si sono trasformati migliaia di soldati italiani che, ritirandosi dal Don al termine di una campagna di Russia mal pensata e peggio organizzata, hanno spesso finito i loro giorni adagiandosi sulle immense distese ghiacciate sulla via del ritorno. Per addormentarsi e non risvegliarsi piu'.Questo libro non parla pero' solo della ritirata, ma di tutto cio' che e' stato e ha rappresentato la campagna di Russia per i militari coinvolti. Dopo una prima parte dedicata agli aspetti piu' strettamente militari, 'Ombre Nel Ghiaccio' prende forma attraverso il resoconto, mai retorico, del viaggio dei militari ''per il salvataggio dei popoli oppressi dal comunismo'', il loro arrivo nelle terre russe, la loro integrazione con le popolazioni locali e, infine, il triste e mesto ritorno verso casa nelle infinite lande di ghiaccio dell'inverno russo. Non e' un racconto alla Rigoni Stern, e' un'analisi lucida, condotta anni dopo con il giusto distacco che puo' avere solo un appassionato di storia poco piu' che trentenne, piena di testimonianze e particolari che danno un quadro piu' umano ad una vicenda che di umano aveva ben poco.Gli amori che nascevano nelle isbe occupati dagli italiani (''se la guerra non ci avesse trattati tanto male, l'avrei portata sicuramente con me in Italia'', racconta un reduce amplificando il sentire di molti), la differenza di accoglienza rispetto agli ''alleati'' tedeschi, quegli stessi alleati che colpivano con il calcio del fucile le mani e la testa di chi, sfinito sulla via del ritorno, cercava di attaccarsi ad uno dei loro carri che veloci viaggiavano sulle strade, ora ghiacciate ora impantanate. Il libro si chiude con una galleria di ricordi di reduci: foto sbiadite dal tempo, frasi smozzicate quasi a non voler rivangare troppo nel dolore, ma necessarie per completare un racconto che senza la viva voce dei protagonisti forse non avrebbe avuto senso narrare.(ANSA).