"TV2000" - Lo spirito antico del viaggio in Dancalia
“Ultimamente sono attratta dai paesaggi vasti e sconfinati di luoghi lontani, da una natura estrema, abitata da genti di diversi costumi. Cerco ambienti non ancora contaminati dal progresso, dove l’asfalto e il cemento non hanno ancora nascosto, ricoprendola, la storia della terra. Al momento la geologia, la tettonica, il vulcanesimo mi affascinano più dell’archeologia, che pure mi ha sempre interessato; lo spostamento degli strati del terreno o dei mari mi appassiona più del cammino dell’uomo verso la civiltà. Per questo ho scelto come meta del viaggio la Dancalia, lo stato degli afar a nord-est della Repubblica Federale di Etiopia”.
Inizia così il libro che Valeria Lepri ha scritto di ritorno dal suo viaggio in Dancalia, pubblicato dalla romana Edizioni Chillemi. La Dancalia è una regione che ha una storia molto antica, storia che nel secolo scorso ha anche attraversato quella italiana durante il periodo del colonialismo fascista. Eppure pochi di noi conoscono la Dancalia, né saprebbero collocarla sulla carta geografica. Per questo motivo, la prima parte del libro è dedicata alla storia di questa terra, e può essere letta e consultata indipendentemente dal reportage di viaggio vero e proprio.La seconda parte del libro è dedicata alla marcia di avvicinamento, in Etiopia, e la terza alla Dancalia vera e propria.
L’itinerario percorso è molto lungo e tocca luoghi molto diversi tra loro sull’ampio territorio della regione: Ahmed Ela, la ‘stazione di posta’ delle carovane di sale nel deserto; l’immensa solfatara di Dallòl; il lago salato Assale dove, all’estrazione del sale, “collaborano in piena armonia i tigrini cristiani e gli afar mussulmani, seguendo la procedura della divisione dei compiti, secondo le diverse competenze: di estrazione con l’ausilio della forza i tigrini, di rifinitura e alta precisione gli afar”. Poi il ripido vulcano Ertale; infine il lussureggiante parco nazionale dell’Awash, pieno di acqua foreste e animali.
Romana, insegnante di lettere con una competenza specifica in archeologia, Valeria Lepri non è alla sua prima prova di scrittura. “Viaggio in Dancalia” è un libro che si legge tutto d’un fiato, una pagina dopo l’altra con la curiosità di andare avanti; è scorrevole, ricco nel lessico e vivace nel ritmo, con un sofisticato e accattivante contrasto con la dimensione temporale dilatata e lenta dell’Africa.
Ma Valeria Lepri è una scrittrice onesta, e non nasconde a se stessa e al lettore le contrarietà, il disappunto, i disagi del viaggio in Dancalia. Del resto non sta scrivendo il reportage per una rivista patinata o per un’agenzia turistica. Se di fatto lo scopo del suo viaggio è la conoscenza, allora non può favorire le bellezze del luogo rispetto alle miserie - le categorie di bello e brutto non hanno più senso perché la conoscenza le comprende entrambe.
I disagi del viaggio, però, sembrano avere indebolito la capacità dell’autrice di costruire rapporti umani, sia con gli altri viaggiatori che con la gente del posto. Lo sguardo è su di sé o sull’altro da sé, come attraverso una bolla, quella bolla di calore e polvere in cui è immersa in gran parte del viaggio. Non usa il “noi”, la sofferenza non unisce, o forse Valeria soffre più degli altri.
Ancora una volta, l’esperienza del deserto rappresenta un viaggio interiore, quando la persona si confronta con l’essenziale, con il nocciolo ultimo del proprio carattere, della propria mentalità e spiritualità. Ce lo hanno raccontato i testi religiosi, dall’Antico Testamento in poi, ma anche tanta letteratura moderna. Tuttavia l’autrice non manca di osservare il carattere della popolazione locale: “Gli afar saranno riservati, talvolta perfino scontrosi e bruschi, ma sanno anche essere disponibili e gentili. Sono i padroni di un territorio aspro, duro, che difendono con le armi sempre a portata, ma non mancano di una loro socialità”.
Certo, ogni racconto di viaggio è parziale, soggettivo; la storia della letteratura di viaggio ci mostra che lo sguardo cambia con i tempi, oltre che da viaggiatore a viaggiatore. Forse i compagni di viaggio di Valeria avrebbero raccontato la Dancalia diversamente, ma questo è un libro ben documentato e ben scritto che, se non fa venire voglia a chiunque di andare in Dancalia, fa conoscere però a tutti una regione di cui si parla poco ma che cerca di mantenere una propria dignità contro la povertà, una natura difficile e gli interessi della società moderna.
"Viaggio in Dancalia" ha inaugurato la nuova collana "erraMondo", – spiegano alle edizioni Chillemi – una collana dedicata ad itinerari, spedizioni in luoghi insoliti del pianeta.
Cecilia Barella
Valeria Lepri “Viaggio in Dancalia. Un itinerario a ritroso nel tempo sulle rotte delle antiche carovane del sale” ed. Chillemi 2011, p. 86, euro 12,00