Giuseppe Cossuto e i nomadi guerrieri
Giuseppe Cossuto e i nomadi guerrieri
di
Paola Musarra
Roma, 20 ottobre 2012
Giuseppe Cossuto, studioso di islamistica, interprete, traduttore e scrittore, autore di numerose
pubblicazioni scientifiche sulle relazioni tra "il mondo della steppa" e le origini dell'Europa,
ha scritto una interessante monografia, recentemente presentata nel nuovo spazio-biblioteca
dell'Accademia dei Lincei: Europa e nomadi guerrieri. Gli Sciti, gli Unni e altri popoli
delle steppe alle origini dell'Europa, Edizioni Chillemi, Roma 2012. A causa di un preconcetto
eurocentrico sono state a lungo ignorate o mal comprese le tracce di alcune popolazioni nomadi
(i popoli delle steppe) che sono invece parte integrante di un passato comune nella complessa
vicenda della costruzione dell'identità europea.Nella prefazione al volume Giacomo E. Caretto
afferma:
"Questo libro è (...) una guida per le vie intricate del mondo, ci conduce per stradine e viottoli
poco frequentati, a volte dimenticati del tutto, ci fa uscire da foreste fittissime, da deserti
troppo ampi, da città troppo inumane. Ci dimostra che l'antichissimo scontro fra nomadi e
sedentari non è un argomento lontano, ma è qualcosa che parla di noi stessi, parla di eventi
dai quali è nato il nostro mondo e che, sotto altri aspetti, si ripetono sempre. Bisogna saper
guardare, c'insegna a guardare." Ed io, sedentaria al massimo, vivo a Roma in un rione ove
circa cento etnie si intrecciano. Popoli nomadi venuti da numerosi "altrove" approdano qui con
i loro cibi ed i loro colori, assimilano e sono assimilati. Che cosa può significare la parola
"identità" per chi è stato concepito in un luogo, ha viaggiato nella pancia della madre
attraversando innumerevoli frontiere, è nato in un paese straniero ed è probabilmente destinato
a cercare altri approdi? Penso anche al mio compagno, emigrante interno venuto dall'estremo
nord-est dell'Italia, che sorride sotto i baffi ricordando i suoi dieci traslochi quando mi
vede lottare contro gli oggetti e le carte della mia casa, tenaci concrezioni della mia sedentarietà.
Ecco, è proprio nel nomadismo, nello spostamento disincrostante che va ricercata questa identità,
un tempo legata al profondo rapporto dell'uomo - e della donna - con il cavallo, che consentiva
ai popoli nomadi di "guardare dall'alto" delle loro cavalcature i popoli sedentari...
Quando il popolo nomade si "decavallerizza", dice Cossuto; viene assorbito dalla società sedentaria.
Ma le tracce restano. E io saluto con un sorriso di benvenuto l'apparizione dei
narghilè nelle vetrine del tabaccaio.
http://medea.provincia.venezia.it/est/cossuto/pmnomadi.htm