Einaudi storia
Fu fondata a Torino il 15 novembre 1933 da Giulio Einaudi, figlio del futuro presidente della repubblica Luigi Einaudi, all'epoca ventunenne. Sin dall'inizio è possibile intravedere quelli che saranno gli ideali fondanti dell'esperienza editoriale di Giulio Einaudi e dei propri collaboratori, cioè la commistione di impegno civile e politico ma anche intellettuale e formativo. Il clima politico-sociale dell'Italia negli anni trenta influisce sul carattere stesso della casa, che si caratterizza per una chiara impronta antifascista, e per questo numerosi esponenti furono colpiti dal regime. Infatti la casa editrice venne immediatamente presa di mira dal fascismo: nel 1935 il proprietario Giulio Einaudi fu prima arrestato, e poi inviato al confino. Sempre impegnata politicamente, l'editrice si avvalse di collaboratori come Cesare Pavese, Giaime Pintor, Massimo Mila, Elio Vittorini, Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Leone Ginzburg, quest'ultimo assassinato dai nazisti. Pubblicò nel dopoguerra i Quaderni e le Lettere dal carcere di Antonio Gramsci. Dopo aver affrontato gli intensi anni della guerra, la casa torinese si prepara al periodo della ricrescita, vivendo gli anni cinquanta come un periodo di pieno fermento ed intensa attività editoriale, in cui l'Einaudi rafforza la propria immagine di casa editrice di cultura a dispetto dell'idea di casa editrice “di partito” che aveva dato all'inizio della propria attività, politicamente schierata a sinistra. Tuttavia i grandi progetti del fondatore devono sottendere al confronto continuo con i dati economici poiché la volontà di imprimere al catalogo una ricchezza intellettuale costringe l'editore ad attingere a fondi monetari privati, delineando un precario equilibrio finanziario. Durante gli anni sessanta il settore editoriale assume sempre più i tratti di un ambito industriale in cui agiscono marcate forze imprenditoriali e si comincia a parlare in senso strettamente commerciale di mercato e pubblico. Le politiche editoriali all'interno dell'Einaudi si pongono obiettivi e priorità differenti rispetto al passato, non si attua più una politica centrata sull'autore bensì si predilige la politica del best seller che permette successi copiosi ed immediati. Ciò ha condotto la casa torinese a una forte crisi identitaria. Infatti ebbe un periodo di forte crisi negli anni settanta e ottanta, che videro la creazione del progetto Einaudi-[Gallimard], una collaborazione con la casa editrice francese Gallimard per proporre sul mercato italiano le celebri edizioni della Bibliothèque de la Pléiade. In particolare il 1983 è stato un anno chiave per la storia della casa editrice torinese in cui coincisero tre eventi che sarebbero già rilevanti se considerati singolarmente: la ricorrenza dei cinquant'anni di vita, la pubblicazione del catalogo storico e la crisi finanziaria. Nel 1994 l'Einaudi fu acquistata dal gruppo Mondadori, al quale appartiene tuttora. Nel 1998 ha rilevato Edizioni di Comunità. Nel 1999 Giulio Einaudi muore a Magliano Sabina. Gli succede alla guida della casa editrice Roberto Cerati. Lo scrittore conduce l'Einaudi anch'egli fino alla morte, avvenuta nel novembre 2013. Dall'aprile 2014 il presidente della casa editrice è lo storico Walter Barberis.