Amleta. Se lei è pazza allora sono pazza anch'io
«E a chi sarebbe mai potuto interessare il racconto del viaggio di una ciurma
con il mal di mare? Chi ci avrebbe ascoltato? E invece vennero. Erano lì,
tanti, diversi, liberi ad aspettare noi…». Con queste parole di speranza e di
stupore inizia Amleta, lo spettacolo della compagnia creata e diretta da
Francesca Tricarico denominata “Le Donne del Muro Alto”, un gruppo di
detenute-attrici dall’anima libera e dal corpo prigioniero della Sezione
Alta Sicurezza di Roma Rebibbia. A declamare il monologo di apertura di
questo Amleto in rosa è Annalisa, protagonista assieme a Stefania, Teresa,
Marianeve, Lina e le altre della rivisitazione in chiave (inevitabilmente)
femminile della celebre tragedia shakespeariana. Dalla ribalta del piccolo
teatro della Casa Circondariale queste donne, spesso colpevoli soltanto di
essere “mogli di…”, “figlie di…”, “sorelle di…”, liberano la loro dirompente
necessità di espressione soffocata dalla implacabile e invariabile quotidianità.
Le loro voci, le loro ansie e i loro sogni reclusi viaggiano attraverso i corpi
di Ofelia, Gertrude e della tormentata Amleta, raggiungendo i cuori, le viscere,
le menti. È la magia e la forza del palcoscenico. E il testo di
Shakespeare - sospeso fra amore e odio, lealtà e tradimento, verità e
menzogna, studiato, scomposto, rielaborato dalla inconsueta ma affiatata
“ciurma” della Tricarico - si fa veicolo di questa urgenza.
Libro di 44 pagine (copertina a colori, formato A5)
ISBN 978-88-99374-18-1